27 Settembre 2023

Diabete, nei mesi più caldi i valori tendono a restare nella norma

27, settembre 2023 – Le persone con diabete, specie di tipo 1, tendono a mantenere livelli di zucchero nel sangue più sani nei mesi più caldi, da aprile a settembre. E questo non è l’unico dato cui prestare attenzione: i livelli di glucosio hanno infatti maggiori probabilità di rimanere normali dal lunedì al venerdì, e soprattutto nell’orario di lavoro dalle 9 alle 17, rispetto ai fine settimana, cosa che suggerisce che le routine settimanali lavorative hanno un effetto positivo. È quanto emerge da una ricerca del Dartmouth College, pubblicata su Science Advances. I ricercatori hanno avuto accesso ai dati di dispositivi di monitoraggio del glucosio indossabili che hanno mostrato come 137 persone di età compresa tra due e 76 anni che vivono principalmente con il diabete di tipo 1 gestiscono quotidianamente il livello di zucchero nel sangue. Analizzando più di 91.000 giorni di dati, lo studio fornisce uno sguardo su come la gestione del diabete possa variare in base al mese, al giorno e all’età. Nei mesi caldi, quando i livelli di attività tendono ad essere più elevati, i livelli di glucosio dei pazienti sono rimasti nell’intervallo sano per una parte più ampia della giornata rispetto alla media. Mentre nei mesi più freddi, da ottobre a febbraio, il tempo trascorso nella fascia di normalità è risultato inferiore alla media. Questo effetto è stato amplificato durante le vacanze, per i partecipanti di tutte le età, con Capodanno e Natale in cima alla lista dei giorni in cui i livelli di zuccheri nel sangue si sono allontanati più spesso dalla media considerata sana. Vi è poi il tema dell’efficacia con cui i diversi gruppi di età gestiscono la glicemia. “Abbiamo scoperto che i giovani adulti nella fascia di età compresa tra 19 e 34 anni – specifica Prajakta Belsare, una delle autrici della ricerca – erano meno abili nella gestione della glicemia. È probabile che ciò rifletta la difficoltà che i nuovi adulti raggiunta l’indipendenza affrontano nel prendersi cura della propria salute senza la supervisione di genitori o operatori sanitari”. Gli autori notano che la maggior parte dei partecipanti allo studio aveva il diabete di tipo 1, quindi non è chiaro come questi risultati potrebbero generalizzarsi alle persone con diabete di tipo 2.